“Consideri ognuno quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede… Queste cose sono parte di noi, quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, nel nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre.” Primo Levi
Intorno a questo tema lo spettacolo Storie di terra, storie di uomini (con testo di Elisa Guerrieri e regia di Andrea Onori) che ha chiuso la Giornata Simbas del 10 settembre dedicata a Vallecupola/Monteleone/Rieti. Una performance teatrale proposta dal Museo Archeologico di Rieti (direttrice Monica De Simone) con le Associazioni Amarganta e Opus in Fabula, che ben fonde poesia e drammatizzazione in un linguaggio accessibile, protagonisti sono due archeologi (studente e professore, impegnati negli scavi di Campo reatino) e due anziani che discutono sull’importanza della memoria, spesso in contrasto tra loro, rispecchiando perfettamente la mentalità dei luoghi.
Da personaggi e oggetti comuni, dal quotidiano, sia presente che passato (protagonista è il ritrovamento di un’anforetta sabina), si dilata la riflessione sulla fragilità dell’esistere e sul concetto di storia. Nulla rimane (si dirà a conclusione di spettacolo) ma in questo mare, in questo NULLA a parlare, a ricordare, si inserisce il lavoro dell’archeologo, una sorta di ‘eroe’ la cui missione è quella di ricostruire storie partendo da ritrovamenti spesso di uso quotidiano. Terre di storia, terre di uomini ben riassume lo spirito del progetto SIMBAS, lo sforzo delle biblioteche e musei, che fanno parte del Sistema, di riscoprire la storia del territorio e insieme ‘dei suoi piccoli – grandi uomini’, stimolando consapevolezza, curiosità e conoscenza. Tra gli attori si è particolarmente distinta la giovane Debora Iannotta, buone anche le interpretazioni di Mariagrazia Torbidoni e Nicola Mariconda.
maria grazia di mario