di Giuseppe Manzo
Dal marzo 2020 l’informazione è monopolizzata dal tema della pandemia, forse troppo. Ormai il tema del Covid-19 è stato sviscerato in tutti i modi e ne sappiamo abbastanza. Vaccinateci tutti e al più presto e cambiamo pagina. Quali sono allora i temi che stanno passando nei “secondi finali” dell’informazione, quella televisiva in particolare. Sono tanti e non tutti collegati in modo diretto alla pandemia. Uno dei temi urgenti che meriterebbe ogni giorno la prima pagina in tutto il mondo è senz’altro quello dei cambiamenti climatici, tema molto critico che ci finirà addosso tra un anno, quando il Covid sarà diventato meno offensivo.
Per cambiamento climatico s’intende, secondo la definizione data dall’Onu, qualsiasi alterazione dell’atmosfera globale che sia direttamente o indirettamente riconducibile all’azione umana. L’uomo esercita un’influenza crescente sul clima e sulla variazione della temperatura terrestre, in particolare attraverso l’utilizzo di combustibili fossili e la deforestazione. Forse sarebbe utile parlare anche di crisi climatica per descrivere il riscaldamento globale e il cambiamento climatico indotti dall’uomo e le loro conseguenze. Il nuovo termine è particolarmente utile per indicare la minaccia del riscaldamento globale per il futuro del pianeta e la necessità di un’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici da parte dei governi.
Ma i cambiamenti climatici sono davvero un tema così grave e così critico per la sopravvivenza dell’umanità? Scopriamolo insieme e giudicate voi. L’estrazione e la combustione del carbone in primo luogo e del petrolio poi hanno finito negli ultimi tre secoli per alterare un equilibrio fondamentale per la vita dell’umanità, ovvero l’aumento dell’anidride carbonica, del metano e dell’ozono (i cosiddetti gas serra) nell’atmosfera.
L’intensa industrializzazione ha provocato, e continua sempre più a provocare, un’enorme quantità di emissioni di CO2, dovuta all’utilizzo dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale). La deforestazione è un altro fattore cruciale: le piante hanno infatti un ruolo fondamentale nel tenere pulita l’aria che respiriamo, poiché contribuiscono a mantenere in equilibrio i livelli di ossigeno e di CO2. Anche l’urbanizzazione, se non regolata, può avere conseguenze climatiche importanti. E’ noto infatti quanto anche le emissioni degli impianti di riscaldamento e quelle delle automobili siano legate al fenomeno dell’effetto serra e quindi nocive per il Pianeta.
Il cambiamento climatico non è solo un fatto di scienza, ma è entrato nella nostra vita quotidiana. Le piante e gli animali ne stanno vivendo le conseguenze. Anche l’uomo ne sperimenta ogni giorno gli effetti in termini di cambiamenti repentini del meteo, con temperature o eventi climatici estremi e non sempre prevedibili. Ondate di calore, piogge torrenziali, siccità o inondazioni in luoghi che prima erano temperati, scioglimento dei ghiacciai (che sta andando oltre ogni pessimistica previsione), venti d’incredibile potenza e soprattutto uragani sempre più numerosi, anche in aree del pianeta finora non interessate. Non dimentichiamo il pericolo d’innalzamento dei mari e gli incendi, colossali e inarrestabili, che stiamo imparando a conoscere per i loro effetti devastanti, come quelli avvenuti in Australia, California, Siberia e Portogallo, per ora.
Tutto ciò ha una sola e semplice causa l’aumento dei gas serra che fa innalzare la temperatura dell’atmosfera e quella dei mari. Possiamo fermare questo processo che sembra inarrestabile? Molti scienziati sostengono di sì, smettendo di usare i combustibili fossili e aumentando la superficie del pianeta ricoperta da alberi. In una parola vivendo in modo più sostenibile per l’unico pianeta che abbiamo. Altri scienziati dicono no, perché l’uomo con i suoi consumi sta solo accelerando in minima parte i tempi di un processo di surriscaldamento del pianeta che ha un carattere ciclico, come dimostrano le carote di ghiaccio e di roccia che i geologi hanno analizzato in varie parti del mondo.
Personalmente credo che, in mancanza di risposte certe, l’uomo non abbia scelta e che sia opportuno iniziare a vivere in modo più sostenibile. Il momento è propizio perché il Covid ci ha costretti a cambiare il modo di vivere e forse oggi siamo più propensi e bravi a reingegnerizzare la nostra vita sul pianeta, pensando al futuro dei nostri nipoti più che ai tempi brevi delle prospettive consumistiche che da tempo caratterizzano le nostre scelte.