di Maria Grazia Di Mario
“Alla morte di mamma eravamo preparati perché soffriva di varie patologie, la stessa dottoressa che la prese in consegna dalla RSA all’Ospedale di Rieti, la notte in cui fu ricoverata in codice rosso, mi disse ‘Guarda che se dovessi avere mia madre in quelle condizioni preferirei che morisse’. Ma vedere all’improvviso quel corpo privo di vita, nudo, in quella stanza di ospedale, è stato un colpo mortale, ho rischiato di morire anch’io. Intorno a me la freddezza, mi accorsi che non ero solo dal rumore della sacca nella quale si ripongono i cadaveri, che alcune persone stavano preparando”.
Adalberto Andreani (avvocato di Rieti) ha un ricordo tenero di sua mamma Giuseppina, affettuosa, sempre presente, solare, ma quell’ultima brutale immagine non lo abbondonerà, non vuole scatenare polemiche, ma esprimere la sua preoccupazione per tutti quegli anziani che si troveranno nella necessità di venire ricoverati al Gerimed di Rieti e dare loro un suggerimento:
“Io sconsiglio in questo momento vivamente alle persone di età avanzata di metterci piede, perché se questi sono i presupposti si va lì solo a morire. Mia madre era già stata in quel reparto subito dopo l’estate – racconta – vi è arrivata sempre in codice rosso, ma quella volta riuscii a salvarla. Ricordo che c’era molta gente fuori a reclamare, molti provenivano dai paesi della Bassa Sabina e protestavano perché non avevano notizie dei congiunti. Identico problema per me e mia sorella, ricordo che litigai con due medici per la stessa ragione, quando riuscimmo ad incontrare nostra madre ci accorgemmo che stava per morire di fame perché le portavano il cibo ma non la imboccavano, ho anche foto a testimonianza; che non si abbia voglia di alimentare e curare una persona anziana è veramente grave. Mia sorella iniziò a nutrirla e si riprese e questa è la prova che il suo stato dipendeva da una loro trascuratezza. Con questa seconda ondata del covid, più forte della precedente, mi dicono che la situazione sia notevolmente peggiorata e quindi i rischi aumentano”.
Avvocato, come si è accorto del decesso?
“Mamma era stata ricoverata il pomeriggio della domenica, durante la notte la dottoressa la fece ospedalizzare al Gerimed. Credo sia morta verso le 15,00, poco prima che arrivassi io. Subito dopo il ricovero telefonai e parlai con un medico, di cui non ricordo il nome, mi confermò che le restava poco quindi ero preparato al triste evento, però aggiunse, “Venga, che la terremo comunque in vita” , così andai, tra le 15,30 e le 16,00. Ricordo che nel corridoio c’era una donna intorno ai 50/ 60 anni, non so se una dottoressa, o una caposala. Le domandai “Dov’è la signora Gabriele Giuseppina”, mi rispose “Nella quarta porta a destra”. Entrai e intravidi un cadavere, così uscii nuovamente, oltrepassando la porta chiesi alla stessa persona, “Dove trovo la signora Gabriele!”. La donna rispose “E’ proprio quella la porta!”. Allora tornai indietro e, dopo aver riconosciuto mia madre, esclamai “Ma è morta?”, la donna rispose “Sì, è morta”.
Avrebbe potuto dirlo subito.
“Certamente, anziché farmi prendere un colpo in questa maniera. Vedere il cadavere della propria madre, completamente nudo nel torace, è stato terribile, ed è questa l’ultima immagine che mi rimarrà nella mente. Non meritava di andarsene senza l’affetto dei suoi cari, senza potersi difendere in alcun modo, senza alcuna dignità”.
Perché nuda?
“Non saprei, era svestita sul busto, ma aveva la vestaglia lungo i fianchi, forse le avranno misurato i battiti, però voglio dire, siamo trattati come bestie. Potevano avvertirmi, dire, “Guardi, sua madre è deceduta poco fa”, come avrei fatto io, se fossi stato in mezzo al corridoio e un familiare mi avesse chiesto dove stesse il proprio congiunto. E’ evidente il disinteresse, la freddezza, quando muore una persona ‘che glie’ frega’ ed ho paura che non sia il primo anziano a fare questa fine. Mia madre non è deceduta per Covid, aveva patologie varie, tra cui la dialisi che faceva tre volte a settimana, quindi ha combattuto con le unghie e coi denti contro la morte in questi mesi, poi alla fine il fisico ha ceduto. Avrebbe compiuto 88 a gennaio, da giovane era una bella donna, però amava la buona cucina, così le era venuto anche il diabete, però c’è modo e modo di trattare le persone. In questi casi un minimo di sensibilità credo sia necessaria da parte degli operatori sanitari, è il loro lavoro”.
Quale è stata la sua reazione.
“Non li ho nemmeno salutati per non arrabbiarmi, fare polemica, tanto non avrei riportato in vita mia madre, mi sono fatto il segno della croce e me ne sono andato”.
La cosa che colpisce è la mancanza di sensibilità.
“Questo lo può scrivere tranquillamente perché è vero, lo confermo dalla a alla z sperando serva a qualcun altro, oramai mia madre non c’è più ed io non voglio polemizzare per lei stessa, ma sottolineare come trattano le persone anziane a Rieti”.
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