Leonessa raccoglie le ragioni del Manifesto di Friozzu e guarda subito all’Umbria
Si è costituito a Leonessa il primo Comitato dei comuni sabini confinanti con l’Umbria con lo scopo di indurre le amministrazioni locali a chiedere espressamente il loro inserimento nella macroregione in via di costituzione che comprende anche l’Umbria.
Come noto la recente abolizione delle provincie ha suscitato in molte zone d’Italia, specie in quelle di confine delle diciannove regioni, una viva apprensione per il rischio che interessi di vertice prendano il sopravvento su quelli delle popolazioni locali nel momento nel quale si dovrà decidere della loro nuova collocazione.
L’ex provincia di Rieti è una delle più in apprensione. Nata nel 1927 per volontà di Mussolini, per accontentare i fascisti locali, essa ha tenuto insieme per circa 90 anni popolazioni che, pur facendo parte della Sabina storica, erano state divise durante il corso dei secoli in regioni diverse: Umbria, Abruzzo e Marche picene.
L’accorpamento del 1927 non è mai riuscito ad amalgamare situazioni che il decorso dei secoli aveva forgiato in modo assai diverso, mentre l’inserimento della provincia nel Lazio, superata la boa della seconda guerra mondiale, si è rivelato deleterio, accentuandone la marginalità. La presenza di Roma capitale nella regione Lazio è talmente fagocitante che non solo Rieti, ma anche Frosinone, Latina e Viterbo ne hanno risentito in modo negativo.
Al raggiungimento della Unità nazionale Rieti città e tutti i comuni del Montepiano reatino furono inseriti nella Provincia Umbra con capitale Perugia. Tale inserimento obbediva ad una logica di evidente omogeneità di territorio che consentì alla città di inserirsi nel contesto più vivo dell’Italia centrale.
La marginalità odierna è stata generata, oltre che da una incapacità congenita della nostra classe dirigente, soprattutto dalla mancanza di interesse del centro decisionale per problemi ritenuti marginali dagli interessi forti.
Paesi vicini a Leonessa, come Cascia, Norcia, Monteleone di Spoleto (che dista soli dieci km. da Leonessa) e l’intera Valnerina perugina e ternana, inseriti in Umbria, hanno ottenuto da quella regione una attenzione maggiore ed oggi vantano una economia ben inserita nel contesto nazionale con punte di eccellenza nella industria alimentare e nel settore della agricoltura di nicchia.
Leonessa possiede tutti i requisiti per diventare il primo polo turistico dell’Umbria e per inserirsi nel contesto economico della Valnerina di cui il fiume Corno è tributario.
La Regione Lazio fino ad oggi l’ha ignorata, e ancor di più dopo aver boicottato il loro primo tentativo di referendum del 2007 per il passaggio in Umbria.
Un vero tradimento nei riguardi di quei leonessani che ebbero ancora fiducia nelle solite promesse.
Ora Leonessa ha raccolto gli argomenti contenuti nel Manifesto di Friozzu e parte all’attacco per un nuovo referendum.
Questa volta però non è la politica che si muove, ma la popolazione. Infatti il Comitato è formato da cittadini estranei ai partiti, imprenditori, commercianti, agricoltori, addetti ai servizi, giovani e meno giovani, che sono stufi di chiacchiere e promesse e che intendono far sentire la loro voce come è giusto che sia in democrazia.
Questa volta è il popolo che si muove, e la riscossa non può che venire dal basso, specie in un momento storico in cui la politica ha dimostrato di non aver saputo fare il proprio mestiere.
Il 29 dicembre del 2015 ha tutta l’aria di diventare una data storica non solo per Leonessa, ma per tutta la popolazione della Sabina, perché se vuole sopravvivere deve decidersi a mettersi in gioco, come stanno facendo i leonessani, e smetterla di credere alle false promesse.