Presentato da Marco Testi e Sabrina Vecchi alla Fondazione Varrone di Rieti il libro La crepa di Massimo Scialpi
Dentro “la crepa” e tra le pieghe dell’esistere si può ritrovare il senso della vita e della propria storia. E’ questo il messaggio del nuovo libro di Massimo Scialpi, presentato a Rieti presso la sede della Fondazione Varrone mercoledì 5 aprile. Una sala gremita ha fatto da cornice agli interventi della dottoressa Lancia che ha portato i saluti della Presidenza della Fondazione e della dottoressa Maria Rita Pitoni del Consiglio di amministrazione che ha presentato Massimo Scialpi come psicoterapeuta psicoanalitico e come docente di Scienze umane. La giornalista Sabrina Vecchi ha coordinato gli interventi del professor Marco Testi, critico letterario, che ha curato la prefazione del libro, in dialogo con l’autore. Un pubblico attento e sensibile alle tematiche trattate ha partecipato in modo profondo all’incontro che ha percorso, seppur sinteticamente, il cammino della vita attraverso i suoi rischi e opportunità.
Tra tanta disperazione, ha affermato Testi, ci sono autori come Scialpi, che mostrano la strada o meglio, le strade della possibilità, riaffermando ciò che lo storico della letteratura aveva scritto nella sua prefazione: “E’ la ricerca del senso…(…) e parte integrante dell’umano sentiero della cura delle nostre, ancora una volta umane, troppo umane, come direbbe il filosofo di Zarathustra, ferite.”
Il periodo storico che stiamo vivendo, ha concluso Scialpi, “…ci apre una prospettiva assolutamente nuova, seppur in condizioni patogene, ovvero quella di considerare la sofferenza come un processo interattivo permanente tra il proprio mondo interno e la realtà esterna, tra il proprio Sé e l’Altro da Sé. Il saggio si propone di poter offrire strumenti di riflessione per cogliere ulteriori e insperate strategie personali per affrontare le proprie problematiche senza sentirsene schiacciati, ma anche senza trascurare la valenza significativa di ogni passaggio pur doloroso dell’esistenza umana.”
Il dialogo tra Scialpi e Testi ha affascinato le persone presenti perchè ha avviato in modo delicato ma deciso l’incontro tra la letteratura e la psicoanalisi, delineando un percorso affatto scontato tra l’aver cura di Sé “leggendo” autori profondamente introspettivi, lasciandosi portare dal fascino della poesia e del romanzo d’autore. Il riferimento al libro “La cura” di Marco Testi è stata più volte ripreso dagli autori e dalla coordinatrice, e collegato con la cura psicoterapeutica destinata ad una richiesta di aiuto più “clinica”.
In entrambe si cela un viaggio che diviene “meta” nel momento in cui ci si imbarca verso la terra inesplorata delle parti di Sé ignote, ma dense di significati e di storie che ci appartengono da sempre.
foto di Rieti in vetrina