Il 27 Gennaio è stato scelto come giorno della Memoria per un evento “liberatorio”: quello del campo di Auschwitz. E’ frequente, e utile, che in questi giorni si onori la memoria di quei “Giusti” (come sono definiti nel mondo ebraico) che si attivarono frapponendosi alla barbarie nazifascista; tra questi il commissario Filippo Palieri che risparmiò la deportazione a numerosi nostri concittadini.
Vorremmo però che, oltre a questi alti esempi e liberatori eventi, la Memoria si volgesse pure ai fatti drammatici che in questa città allora si svolsero e per nostra cittadina responsabilità.
Era il 6 Gennaio del 1944 quando dal carcere di Santa Scolastica venivano portati via in 14, per un viaggio verso Auschwitz: l’intera famiglia Gattegno, dai nonni Elisa ed Elia ai 4 nipotini Armando, Elia, Elisa e Roberto – nato in prigionia ad Amatrice; Isabella da Fano, con figlia e nipote di 3 anni; i coniugi Kron, tedeschi; il più anziano, il cèco Ugo Loebenstein che, chissà come, era stato arrestato a Leonessa. Solo Leone Juda sopravvisse, privo ormai di genitori, moglie, dei quattro figli; gli altri trovarono la morte nelle camere a gas il giorno del loro arrivo in treno ad Auschwitz, dopo 5 giorni di viaggio da Fossoli.
A Fossoli, li vide Primo Levi, che così li descrisse nel giorno precedente la partenza: “Nella baracca 6 A abitava il vecchio Gattegno, con la moglie e i molti figli e i nipoti e i generi e le nuore operose. Tutti gli uomini erano falegnami; venivano da Tripoli, attraverso molti e lunghi viaggi, e sempre avevano portati con sé gli strumenti del mestiere, e la batteria di cucina, e le fisarmoniche e il violino per suonare e ballare dopo la giornata di lavoro, perché erano gente lieta e pia. Le loro donne furono le prime fra tutte a sbrigare i preparativi per il viaggio, silenziose e rapide, affinché avanzasse tempo per il lutto; e quando tutto fu pronto, le focacce cotte, i fagotti legati, allora si scalzarono, si sciolsero i capelli, e disposero al suolo le candele funebri, e le accesero secondo il costume dei padri, e sedettero a terra a cerchio per la lamentazione, e tutta notte pregarono e piansero. Noi sostammo numerosi davanti alla loro porta, e ci discese nell’anima, nuovo per noi, il dolore antico del popolo che non ha terra, il dolore senza speranza dell’esodo ogni secolo rinnovato”.
La città di Rieti non ha mai degnamente ricordato queste vittime sacrificali di un odio insano. Abbiamo già proposto, ma chiederemo formalmente perché si risponda, che sulla parete del carcere di Santa Scolastica siano ricordati i nomi di queste vittime; e che, se magari un giorno si provvederà al restauro della pavimentazione di via Terenzio Varrone, siano posate 14 pietre di inciampo con i loro nomi.
Elia Gattegno, 52 anni, nato a Salonicco
Elisa Giuili, 48 anni, nata a Tripoli
Leone Juda Gattegno, 30 anni, nato a Tripoli
Fortuna Attal, 26 anni, nata a Tripoli
Elia Gattegno, 6 anni, nato a Tripoli
Armando Gattegno, 4 anni, nato a Tripoli
Elisa Gattegno, 3 anni, nata a Tripoli
Roberto Gattegno, 7 mesi, nato ad Amatrice
Isabella da Fano, 54 anni, nata a Reggio Emilia
Renée Cohen, 29 anni, nata a Parigi
Daniele Cohen, 4 anni, nato a Roma
Martin Israele Krohn, 60 anni, nato a Schoenfeld (Germania)
Gertrude Sara Alexander, 54 anni, nata a Stargard (Germania)
Ugo Loebenstein, 65 anni, nato a Brno (Cecoslovacchia)
marco giordani