Friuli e Veneto affermano una verità dogmatica sulle foibe e DELL’ESODO ISTRIANO-GIULIANO-DALMATA
di Giorgio Giannini
Anche il Consiglio regionale del Veneto, dopo quello del Friuli Venezia Giulia, ha approvato il 23 febbraio una Mozione (la n. 29), presentata il 9 febbraio (primo firmatario il consigliere Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia) con la quale si impegna la Giunta Regionale a sospendere “ogni tipo di contributo a favore di tutte quelle associazioni che si macchiano di riduzionismo o di negazionismo nei confronti delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata”.
La Mozione, che peraltro usa termini molto forti come l’espressione “si macchiano”, mira ad impedire, con la minaccia di non erogare più fondi alle Associazioni che li organizzano, lo svolgimento di convegni, mostre e pubblici dibattiti, che esprimano una “posizione diversa”, rispetto a quella della maggioranza politica (di centro destra) che governa la Regione, sulle drammatiche vicende accadute nel confine orientale nel 1943 e nel 1945, in merito alle foibe, e negli anni seguenti, soprattutto dopo il Trattato di pace del 10 febbraio 1947, in merito all’esodo istiano-giuliano-dalmata.
In questo modo il potere politico avoca a sé il diritto di decidere cosa sia “storicamente vero” su quelle drammatiche vicende, elevando a dogma indiscutibile una verità selettiva e parziale, che non è condivisa dalla maggior parte degli storici che hanno fatto studi e ricerche approfondite sull’argomento.
Gli storici delle Università venete e dagli Istituti storici della Resistenza del Veneto, hanno sottoscritto un Appello nel quale si afferma che la Mozione “enuncia come verità storiche definitivamente acquisite dati e interpretazioni che gli storici hanno più volte messo in discussione con studi accurati sulla base dei documenti disponibili”. Pertanto, con la Mozione si cerca di “limitare la ricerca, il dibattito scientifico e la libera discussione su un tema importante e dibattuto quale quello delle foibe e delle violenze del confine orientale”. Si auspica pertanto che la Regione “sostenga la ricerca storica, su questo come su altri eventi della storia, sulla base dei valori di pace e di convivenza civile espressi dalla nostra Carta Costituzionale e dai Trattati dell’UE, e che contribuisca a conservare un clima culturale di dibattito, di sereno approfondimento e confronto civile”.
Già il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia aveva approvato il 26 marzo 2019, dopo la vittoria del centro destra, con la elezione a Presidente di Fedriga, esponente della Lega per Salvini, la Mozione n. 50 per “sospendere ogni contributo finanziario, patrocinio o concessione a beneficio di soggetti pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, concorrano con qualunque mezzo a negare o ridurre il dramma celle Foibe e dell’Esodo”. Già allora, la Mozione (presentata il 2 febbraio 2019) era stata duramente contestata da molti storici locali e soprattutto dalla Segreteria Nazionale dell’ANPI che in un duro comunicato aveva affermato che la Mozione “rappresenta una inaccettabile censura perché nega libertà e legittimità alla ricerca storica in base ad un pregiudizio di ordine politico ed ideologico”. Inoltre la Mozione “è gravemente faziosa perché assume l’opinione degli estensori come inconfutabile verità, mentre occorrerebbe bandire qualsiasi uso politico della storia ed approfondire la conoscenza e il confronto su basi scientifiche”. Infine, la Mozione “è un atto di irresponsabilità, perché, strumentalizzando il terribile dramma delle foibe, fomenta un clima di odio e di rivincita e riapre tensioni del passato coni Paesi confinanti, Slovenia e Croazia”.
Nel febbraio 2021 è stata approvata dal Consiglio regionale friulano, su iniziativa dei consiglieri della Lega Giacomelli e Basso, la proposta di legge nazionale, che è stata inviata alla Camera alla Deputati, di integrazione dell’art. 604 Bis del Codice Penale (introdotto nel nostro Ordinamento dal Decreto Legislativo 1 marzo 2018 n.21) prevendo come reato, punibile con la reclusione da due a sei anni, la negazione o la minimizzazione della tragedia delle foibe, mettendo così questa drammatica vicenda sullo stesso piano della Shoah e dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra (definiti dalla Corte Penale Internazionale).
Inoltre, il 2 aprile 2012 è entrata in vigore in Friuli Venezia Giulia la Legge regionale 12 marzo 2021 n. 4, approvata il 19 febbraio dal Consiglio regionale, che mira a “promuovere azioni volte a diffondere, con mezzi idonei, la conoscenza dei tragici eventi (delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata) presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e delle Università” ed anche a “promuovere tra le giovani generazioni la diffusione del sentimento di appartenenza alla Patria”.
La Legge stanzia 30.000 euro l’anno per l’organizzazione di convegni, l’allestimento di mostre e la pubblicazione di studi, ricerche e saggi ed ”iniziative volte a diffondere tra i giovani, nella scuola, nell’università e nei luoghi di lavoro, la conoscenza storica della tragedia delle foibe e dell’esodo istiano-fiumano-dalmata”.
La Legge stanzia inoltre 20.000 euro l’anno per l’organizzazione annuale del concorso intitolato “Foibe ed esodo. Un ricordo da non dimenticare”, per gli studenti delle scuole primarie e secondarie, sia statali che paritarie, della Regione. I lavori degli studenti saranno valutati da una Commissione, di cui fanno parte in prevalenza i rappresentanti delle Associazioni degli esuli istriano-giuliano-dalmati senza alcuna presenza di storici, neppure se docenti delle Università friuliane. Questo aspetto è stato sottolineato nella Relazione di minoranza sulla Legge, presentata dal consigliere Honsell, del PD, ex Sindaco di Udine.
La premiazione dei sei studenti vincitori avverrà nel Consiglio Regionale il 10 febbraio di ogni anno, in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo istituito, come solennità civile, dalla Legge nazionale 30 marzo 2004 n. 92.