di Maria Grazia Di Mario
Gli agnelli sono stati già uccisi, strappati dalle loro madri che piangono, ho ascoltato incredula, nella giornata di ieri ed in una località montana della Sabina, al pianto disperato delle pecore in cerca dei loro figli e questo urlo mi accompagnerà per tutte le festività pasquali. Uccidere un cucciolo di animale (attenzione anche l’uomo è un animale) è una tradizione primitiva e rituale che niente ha a che fare con la spiritualità e nemmeno con il messaggio di Cristo. Certamente, gli antropologi giustificherebbero questa barbarie come un atto necessario in presenza di una società ancora primitiva. L’antropologia studia l’evoluzione sociale, e allora c’è da chiedersi se oggi una maggiore consapevolezza possa portarci ad una condanna e non a nasconderci dietro una giustificazione primordiale. E’ ovvio che poi alla ritualità si affianca l’interesse economico dato che l’agnello (a parte la Pasqua) non viene tanto venduto per la carne ma ucciso ( con crudeltà, appeso a e lasciato morire dissanguato tra atroci sofferenze ed una consapevolezza) per il suo stomaco al cui interno (non tutti ne sono a conoscenza) c’è il famoso caglio dell’agnello lattante che serve per il famoso pecorino (il che vuol dire che al massimo deve avere una trentina di giorni di vita). Inserisco questo articolo uscito sul fatto Quotidiano che spiega bene come vengono uccisi gli agnelli e la loro percezione della morte e del pericolo.
www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/12/agnelli-macellati-per-pasqua-la-realta-e-peggiore-di-come-la-immaginiamo/3517595/
Dal Fatto Quotidiano
La realtà a volte è peggio di come la immaginiamo.
Con questa frase inizia un nuovo filmato diffuso da Essere Animali che si svolge all’interno di uno dei tanti macelli italianiin cui perdono la vita agnelli e capretti, destinati al consumo nei giorni di Pasqua, le cui immagini sono andate in onda durante il Tg1 di ieri sera.
Se tutti sappiamo che per produrre carne un animale viene ucciso,vedere ciò che accade all’interno dei macelli è molto diverso. Soprattutto notare particolari come il terrore negli occhi, la riluttanza ad andare verso la morte, i cuccioli che urinano per la paura o quelli che vengono uccisi davanti ai loro simili (metodica tra l’altro non a norma di legge). Perché nei macelli la morte non arriva in silenzio, ma è fatta di urla, scalpitii, rumori di catene e coltelli che si affilano.
Ed è la fine che fanno circa 500.000 agnelli in questo periodo.
Mentre per alcuni tra noi la Pasqua è un periodo di festività o per altri un’occasione per una giornata in famiglia o con amici, per gli animali è semplicemente questo: una terribile realtà che risulta difficile guardare. E rimane difficile da guardare nonostante dal video siano state tolte le scene peggiori e sia stato quasi omesso il sangue.
La sensibilità sta cambiando e i numeri parlano chiaro: circa 2 italiani su 3 non mangiano più agnello a Pasqua e le macellazioni sono quasi dimezzate negli ultimi anni. Le associazioni di categoria per quest’anno lamentano inoltre già un calo nelle richieste del 30% rispetto a quelle dello scorso anno.
Per far leva sulla sensibilità crescente in questi giorni sono tante le campagne di comunicazione per salvare gli agnelli e cambiare tradizioni e abitudini. L’invito è quello di passare una Pasqua che sia felice e spensierata anche per questi animali.
E a parlarne e farsi ritrarre mentre allatta alcuni agnelli salvati si è mosso quest’anno persino Silvio Berlusconi. Che sia un sentimento sincero o che sia più una manovra per acquisire consensi e seguito per l’ala animalista del suo partito? Di sicuro questo fatto ci dice qualcosa: gli italiani sono sempre più sensibili ai temi dei diritti degli animali. Se infatti i politici si sono fatti fare foto con cani prima e se le fanno con agnelli oggi è perché sanno di arrivare al cuore delle persone, che in fondo è quello che a loro interessa. E il fatto che non si utilizzino più solo cagnolini e gattini, ma si parli anche di animali solitamente considerati come cibo, è un segno dei tempi che cambiano.
Certo, si noterà come anche in questo caso si tratta di piccoli cuccioli che fanno tenerezza, mentre non dovrebbe essere certo questo il criterio di selezione per cui alcuni animali si mangiano e altri si salvano. Ma se le persone iniziano a fare scelte etiche anche solo una specie o un argomento alla volta, è pur sempre un primo passo in una direzione.
Gli allevatori e produttori di carne nel frattempo continuano a parlare di tradizioni da difendere. Ma quante sono le tradizioni che con l’evolversi della società sono state eliminate o modificate, perché non più in linea con la morale e l’allargamento della sfera dei diritti a tutti gli esseri umani? E adesso che la sensibilità verso gli animali e il nostro rapporto nei loro confronti sono in evoluzione, anche queste tradizioni hanno evidentemente fatto il loro tempo.
Dopotutto l’80% degli italiani vorrebbe saperne di più su cosa accade agli animali dietro la produzione di carne, latte e uova, come ci dice Eurobarometro. Motivo per cui diventa ancor più necessario che circoli un video come questo e che ci si interroghi sull’impatto delle nostre scelte, affinché i nostri consumi siano più consapevoli.
Perché la realtà è davvero spesso peggio di come ce la immaginiamo, ed è ora di smettere di immaginarcela come fa comodo a noi: dovremmo perlomeno impegnarci a conoscerla.
Concludendo ricordiamo che esiste anche il caglio vegetale estratto dall’albero del fico! E lanciamo anche un appello alla CHIESA: perché continuare ad immolare l’agnello, i peccati dal mondo si tolgono con le buone azioni! E BASTA.