I tesori dell’Agro Falisco: singolare per i borghi, i monumenti, i panorami

di Annalisa Parrano

 

Il territorio dell’Agro Falisco si trova nella provincia di Viterbo, nella parte sud della Tuscia e al confine dell’Etruria Meridionale. L’Agro Falisco nasconde delle profonde forre che sono delle gole scavate nel tufo rosso, pietra vulcanica, ricoperte di vegetazione. I siti naturalistici che caratterizzano l’Agro Falisco sono: Il parco Valle del  Treja, l’ Oasi WWF di Pian Sant’ Angelo, Il Monumento naturale delle Forre;un territorio singolare per la storia, i borghi, i monumenti che ne fanno parte e i  panorami memorabili.

Civitacastellana

Nel giugno del 1816 il poeta inglese William Haygarth aveva fissato  con un disegno a penna ed acquerello il panorama alle porte di Civita Castellana, William Brockedon  nel dipinto del 1847 ritrasse il lato del castello affacciato a strapiombo sulla forra e anche altri pittori e visitatori ottocenteschi, come Guillaume Bodinier e il suo amico Corot, restarono colpiti dalla bellezza dei luoghi. Civita Castellana si erge solitaria su di un alto piano tufaceo dai pendii scoscesi, che coincide con il sito originario della città di Falerii Veteres; sita al centro del territorio anticamente denominato Ager Faliscus, la cittadina offre al visitatore una vista suggestiva sul Monte Soratte e dal lato opposto sui Monti Sabatini e Cimini.

Cosa Visitare

Civita Castellana conserva un notevole patrimonio artistico: i monumenti sono gioielli  situati nelle via occidentale del centro storico. La Chiesa di Santa Maria Maggiore è un esempio di elegante architettura romanica risalente al XII secolo. La chiesa è considerata il capolavoro dei Cosmati, una famiglia di architetti e marmorari romani, che lavorarono nel sec. XII, a Roma e nel Lazio. La facciata della cattedrale, è costituita da  quattro solidi pilastri: due alle estremità laterali che delimitano il portico e due al centro a sorreggere l’arco, delle decorazioni esterne in mosaico, blu e oro, rimangono alcuni frammenti, anche la pavimentazione interna è realizzata con un classico mosaico cosmatesco. Nel XVIII secolo, la Chiesa viene ristrutturata e modificata con forme barocche. Durante la visita troverete la targa dedicata al famoso compositore austriaco Wolfgang Amadeus Mozart. L’11 luglio 1770 suonò l’organo durante un soggiorno a Civita Castellana, mentre tornava da Roma.

L’altro emblema di Civita Castellana è il Forte Sangallo, fatto edificare dal papa Alessandro VI che era già stato governatore perpetuo della città.

Il Forte Sangallo di Civita Castellana è un monumento unico dell’Agro Falisco, della Tuscia e del Lazio. Nel suo complesso racconta le storie di varie epoche, molto lontane tra loro. Questa fortezza ospita anche un museo, la più grande collezione di reperti falisci, in cui scoprire la storia di questa civiltà. Il Forte  è costruito su pianta pentagonale, è composto da cinque imponenti bastioni. Si affaccia su un fossato artificiale, nel quale ogni anno si svolge il Palio degli anelli. È una delle più importanti opere militari tra la fine del ‘400 e il ‘500.

Il settore della produzione ceramica ha costituito il principale tessuto socio-economico della comunità di Civita Castellana, fin dall’800. Il Museo documenta l’attività ceramica civitonica dalla fine del ‘700 fino al periodo maturo della produzione industriale degli anni ’70.

Il Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni è allestito all’interno dell’ex Chiesa San Giorgio, nel borgo del paese, vicino l’Istituto d’Arte Ulderico Midossi. La sede ospita anche l’ufficio turistico – info point – di Civita Castellana.

Ceramica d’arte La bottega di Mastro Cencio è un laboratorio artigianale dell’artista locale Vincenzo Dobboloni, esperto artigiano e ceramista.
All’interno del locale, scavato nel tufo, una ricca esposizione di prodotti lavorati a mano: riproduzioni antico falische, in stile medioevale e rinascimentale, mattonelle dipinte e oggettistica. Mastro Cencio è anche un grande conoscitore della storia e del costume locale. La produzione artigiana è contrassegnata dal marchio di tipicità Tuscia Viterbese e dall’importante Contrassegno Regionale di Eccellenza per l’Artigianato Artistico e Tradizionale d’origine e qualità. A pochi passi dal Duomo dei Cosmati e dal Forte Sangallo, la bottega è riconoscibile da fuori per la grande targa ceramica in stile falisco che decora la parete esterna.

Tradizioni

Il palio degli anelli è una manifestazione tradizionale che si ripete ogni anno in occasione delle feste dei santi patroni. Si corre nel fossato nord del Forte Sangallo, quattro le contrade in gara: Porta Lanciana, Porta Borgiana, Porta Posterula e Porta Rupi. Sette i cavalieri di ogni formazione che dovranno conquistare più anelli possibili all’interno del tracciato disegnato nel fossato del Forte in minor tempo possibile.

GASTRONOMIA

Le specialità gastronomiche vengono preparate in ogni famiglia secondo ricette secolari  che il visitatore può avere la fortuna di gustare solo in qualche locale caratteristico del centro storico: gli “scroccafusi”, castagnole di pasta dolce fritte e condite con il miele, le “frappe”, losanghe o strisce di pasta dolce fritte nell’olio bollente, i deliziosi “gravioli” ripieni di ricotta condita con rum, ed infine i “frittelloni”, sottili diaframmi di pastella passati velocemente in padella e conditi con formaggio pecorino.

 

Castel Sant’Elia

Castel Sant’Elia è in origine un vicus dell’Agro Falisco,  il borgo è situato nella valle Suppentonia tra la Cassia e la Flaminia. I segni dei Falisci nel territorio si ritrovano in numerose tombe e grotte abitative, che erano collegate da strade nella valle. La “nascita” di Castel Sant’Elia, i cui ruderi della Rocca sono ancora visibili entro l’abitato, è opera del Papa San Gregorio Magno (590-604), il quale ebbe l’incontro con la Regina dei Longobardi, Teodolinda.

 

Cosa Visitare

Nel centro storico ci sono alcune fortificazioni duecentesche con baluardi rinascimentali e un intricato dedalo di viuzze e casette.

 

Borgo Vecchio

All’ interno della porta principale fino al belvedere di Sant’Anna, si puo’ ammirare l’ incantevole valle Suppentonia, molteplici sono le architetture religiose a Castel Sant’Elia .

 

Nella zona più antica del paese, ai margini di una rupe, Pizzo Sant’Anna, il museo. Si tratta di una raccolta antica di paramenti e tessuti liturgici del Medio Evo di fine seta e lino pregiato databili dal decimo al quattordicesimo secolo. La pregevolissima e rara raccolta, oggetto di studi approfonditi, si compone di 12 pianete, 7 camici, 3 tunicelle, 2 mitre, 2 paia di sandali, 1 cofanetto in legno e lamine di metallo di lavorazione siculo-saracena, 1 antipendio, 1 frammento di stoffa copta, 1 testa lignea dell’abate Anastasio.

 

 

 

Basilica di Sant’ Elia

 

Il tempio, nel contesto generale dell’architettura romanica ed in particolare di quella ecclesiastica medievale dell’ Italia centrale, ricopre un posto di notevole importanza. La basilica è a tre navate con transetto, il tutto contenuto in un rettangolo sghembo.
Gli inconsueti motivi architettonici di origine longobarda costituiscono con i moduli bizantini, una caratteristica peculiare.

Di particolare interesse è l’ interno  dove si ammirano un prezioso pergamo risalente al pontificato di Gregorio IV, un elegante ciborio sull’ altare Maggiore, splendidi affreschi dell’abside e dei transetti di ispirazione bizantina, mentre la pavimentazione musiva della zona presbiteriale e della navata centrale risale al periodo Alessandrino( se. XII-XIII). Un pavimento cosmatesco fra i più interessanti e meglio conservati fra tutte le chiese romaniche laziali: nella zona centrale predomina il disegno di tondi intrecciati di porfido. Tramite una ripida scala, aperta nel fondo della navatella destra, che conduce ad una porta composta con pezzi di reimpiego si accede alla cripta.

Gli affreschi che decorano la basilica sono tra i più interessanti esempi romanici conservati nel Lazio. Il Cristo redentore, S. Pietro, S. Paolo e altri due santi non identificati dominano il catino absidale. In basso dodici angeli rappresentanti i dodici apostoli, e ancora in basso è rappresentato un corteo di vergini con delle corone, che dovevano essere offerte alla Madonna, purtroppo andata distrutta.
Il lato destro del transetto raffigura visioni dell’apocalisse e la morte di S. Ambrosio, con il suo corteo funebre. All’interno della cripta si trova la tomba di S. Nonnosio. La tomba è collegata alla navata destra tramite una scala coperta da una volta a botte.
La seconda parte della cripta, più grande rispetto la precedente, ospita la tomba di S. Anastasio e si trova sotto la parte centrale dell’abside.

Il Santuario di Maria Santissima ad Rupes

Per accedere al santuario (inserito nel complesso del convento dei frati francescani di San Michele Arcangelo con la moderna chiesa di San Giuseppe, consacrata nel 1910), si scende lungo un cunicolo di 144 gradini scavati nella roccia in 14 anni di duro lavoro dall’Eremita Rodio alla fine del 700, accanto alla  grotta della Madonna sono conservati  in un piccolo museo paramenti ed oggetti liturgici antichi risalenti al XII/XIII sec.

A circa 14,6 km da Castel Sant’Elia si trova il sito archeologico di Falerii Veteres, capitale falisca, che si trovava arroccata su uno sperone di tufo. Passeggiare attraverso le rovine di questo luogo incantevole ricco di storia e immerso nella natura, è un tuffo nel passato tra le costruzioni di origine etrusco-falisca, romana e medievale .Di grande rilevanza è Porta Giove, una delle porte di accesso alla città che rappresenta uno dei primi esempi di utilizzo dell’arco in Etruria, e Porta Bove così chiamata perché ha un pezzo di marmo sagomato con la testa di un bue. Il monumento maggiormente visibile è  la chiesa romanica di Santa Maria di Falerii e il complesso dell’adiacente abbazia L’abbazia di Santa Maria di Falleri sorge all’interno della cinta muraria di Falerii Novi, città fondata nel 241 a.C. per i deportati della vicina Falerii Veteres (oggi Civita Castellana) distrutta dai Romani perché ribellatasi.
Alla fine del X secolo o al principio dell’XI gli abitanti del nuovo centro si trasferirono nella vicina Civita Castellana e probabilmente in quella occasione i Benedettini si insediarono a Falerii Novi e vi eressero un monastero.

Tradizioni

Durante il mese di maggio la devozione alla Madonna raggiunge l’apice grazie alla presenza del Santuario di Maria SS. ad Rupes.
Durante il mese di maggio si era soliti fare delle “lluminate” in onore della Madonna. Comitive di ragazzi si recavano nei campi per raccogliere i rami di biancospino, di pesco fiorito, di rose, e di altri fiori .Poi la comitiva decideva quale muro di casa doveva essere abbellito: le ragazze sceglievano i “Santini”, i ragazzi portavano chiodi, spago, tavola e lumini per la “lluminata”. Poi con i rami di fiori si formava un semicerchio, una ghirlanda, fermata da chiodi, ed una tavola faceva da mensola per porre i lumini.

Il lancio del pallone aerostatico (o’ Pallo’ in dialetto Castellese) è una vecchia tradizione popolare locale le cui origini si perdono nel tempo. Il lancio d’o’ pallò avviene in varie occasione di Feste patronali ed in vari periodi dell’anno, in particolare: 1) Sant’Antonio Abate (gennaio) Il lancio avviene in notturna, al termine della processione davanti alla chiesetta votiva dedicata al Santo in via S. Elia, concomitante allo spettacolo pirotecnico, piogge piriche e castagnole. 2) Madonna di Castelluccio (giugno) Il lancio avviene nella Piazza R. Margherita, in notturna, al termine della funzione religiosa e della benedizione. 3) Madonna dell’Immagine (8 settembre) Il lancio avviene, in notturna, nei pressi della chiesetta omonima, in via Civita Castellana, dopo la benedizione.

Curiosità

Sulla strada che da Castel Sant’Elia conduce a Civita Castellana vi è una località chiamata il NOCICCHIO. Il nome deriva da un albero di noce pluricentenario, che è stato conservato sino a pochi anni fa. La tradizione vuole che il luogo e l’albero siano indicati per un particolare riferimento storico: la malattia che ha portato alla morte l’imperatore Ottone III a soli 22 anni, avvenuta nell’anno 1002, causata dalla vedova di Crescenzio, la bella principessa Stefania.

 

Nepi

Il borgo di Nepi sarebbe stato fondato con il nome di Nepe 548 anni prima della nascita di Roma. Nell’Ager falisco, ai confini con i territori di Veio e Cerere, l’antico centro di Nepi sorgeva su di un’ altura di tufo, cinta da due profonde gole, alle difese naturali nei secoli si aggiunsero fortificazioni e mura etrusche, medievali e rinascimentali di cui ancora oggi si hanno le tracce.

Cosa Visitare

Il Duomo

Il Duomo di Nepi sorge molto probabilmente sul luogo dell’antica cattedrale esistente già nel V secolo.

La struttura attuale dell’edificio si fa però risalire a non prima del XII secolo. La facciata è preceduta da un portico a tre archi, mentre l’’interno è a cinque navate divise da pilastri.

La Cattedrale ha subito nei secoli diversi interventi di rifacimento; l’ultimo è stato quello per la ricostruzione della copertura a seguito dell’incendio provocato dalle truppe Francesi nel 1798.

Dell’epoca più antica è possibile ancora oggi ammirare la bellissima Cripta risalente all’XI secolo con 24 colonne i cui capitelli, uno diverso dall’altro, riproducono animali e simboli tipici del Medioevo.

Il palazzo comunale

L’edificio comunale è uno splendido esempio di architettura rinascimentale, fu ordinato dal Duca Pierluigi Farnese, che affidò il progetto all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. La sua costruzione fu iniziata nel 1542 ma terminò, con la realizzazione della parte superiore, solamente alla fine del 1700. Inglobata in quella che fu l’arcata centrale del portico, vi è la splendida fontana realizzata dall’architetto Filippo Barigioni nel 1727.

Il Castello dei Borgia sorge sulla confluenza di due corsi d’acqua: il rio Puzzolo e il rio Falisco. Il Castello così come lo vediamo oggi è il risultato di lavori risalenti al XV secolo sulla base di roccaforti preesistenti e prende il nome dall’importante famiglia spagnola dei Borgia.

Fu infatti il cardinale Rodrigo, poi Papa con il nome di Alessandro VI, a volere per primo che i lavori iniziassero, alla fine del 1400.

Il complesso catacombale di Santa Savinilla è composto da tre gallerie principali e numerose ramificazioni scavate nel tufo litoide, lungo le pareti ci sono sepolture di varie tipologie: arcosoli, loculi, tombe a “mensa”

Tradizioni

Ogni domenica del mese di maggio è dedicata ad uno specifico culto Mariano. La prima è dedicata alla Madonna dell’ Immagine popolarmente detta dei “somarari”, la seconda domenica è quella dedicata alla Madonna di Costantinopoli, la terza è riservata alla Madonna delle Grazie, seguono la Madonna del Buon Consiglio ed infine la Madonna della Salute mentre la prima domenica di ottobre si celebra la Madonna della Vittoria.

Prodotti tipici del territorio

Il salame cotto, è uno dei tipici insaccati della cucina nepesina, famosa è la gustosa cipolla nepesina. Nepi è particolarmente famosa per la sua acqua

 

Calcata

Cuore dell’Agro Falisco, lo scenario offerto dalla Valle del Treja, in particolare nel punto in cui sorge il borgo di Calcata, è considerato uno dei più incantevoli paesaggi laziali. Qui, su uno sperone proteso nel vuoto, si erge il piccolo borgo medievale.

Cosa Visitare

IL BORGO ANTICO

Al borgo medievale, uno dei più suggestivi del Lazio, si accede da un’unica porta che si apre tra le fortificazioni. Oltrepassata la porta, si giunge a una pittoresca piazzetta ornata da tre curiosi “troni” di tufo. Sulla piazza si affacciano il Castello degli Anguillara, con la sua caratteristica torre ghibellina e la seicentesca Chiesa del SS. Nome di Gesù. Questi, peraltro, costituiscono gli unici due monumenti veri e propri del paese. Da qui si snoda un dedalo di strette viuzze che, talvolta, attraversando buie arcate, conducono tutte al ciglio del profondo precipizio che cinge quasi per intero l’abitato.

Ricoperte da licheni rossi, gialli e verdi, e costruite in muratura o scavate nel tufo, le case dal canto loro si presentano come modeste abitazioni ove si possono osservare sia antichi portali che resti di profferli; ad esse si alternano buie cantine e silenziose grotte, adibite dagli estrosi abitanti a deliziose botteghe o anche a laboratori artigianali ed artistici. Il territorio circostante Calcata ospita anche il Santuario di Monte Li Santi, antico tempio falisco, situato all’interno del parco regionale Valle del Treja, dove sorgeva l’antica città falisca di Narce.

A 10 km da Calcata c’è la via Amerina  un’antica strada che collegava Roma all’Umbria. Una parte del basolato è ancora intatto e si può camminare a piedi lungo il percorso battuto nei millenni, tutto intorno ai basoli si estende la necropoli etrusca di Cavo degli Zucchi. Vi si possono ammirare tombe che si aprono nel tufo e abbracciano tutte le epoche e gli insediamenti sono le tombe scavate nel tufo dai Falisci  poi quelle di chiara derivazione etrusca e le sepolture romane.

 

 

 

 

Author: redazione