Questo studio sui caduti della RSI in provincia di Rieti nasce all’interno del progetto di ricerca La Repubblica Sociale Italiana sull’Appennino Umbro-Laziale, opera monumentale in tre “sezioni” che vuole analizzare nei dettagli la storia della RSI nelle provincie di Rieti, Terni e Perugia. Il progetto è curato dal Dott. Pietro Cappellari, Direttore della Biblioteca di Storia Contemporanea “Coppola” di Paderno (Forlì).
Si tratta di un’opera iniziata nella lontana Estate del 2000, della quale sono a tutt’oggi usciti i primi due volumi: Rieti repubblicana 1943-1944 (Herald Editore, Roma 2015) e Terni repubblicana 1943-1944 (Herald Editore, Roma 2020).
Lo studio che Cappellari ha presentato singolarmente è la riproposizione dell’apposito “documento” sui Caduti reatini della Repubblica Sociale Italiana già contenuto in Rieti repubblicana.
Si è creduto opportuno estrapolare questo testo dal tomo già pubblicato per due considerazioni importanti:
- La necessità di un rapido focus su questo tema da parte dei ricercatori, senza consultare l’intero volume (il cui studio rimane, comunque, imprescindibile per la comprensione delle dinamiche storiche legate alla problematica qui “isolata”);
- L’aggiornamento dell’elenco a suo tempo pubblicato con gli ultimi dati della ricerca e, in particolar modo, l’inserimento di sei caduti prima a noi sconosciuti (Antimi, Ferri, Martellucci, Sallusti, Scorretti e Stornelli) e l’eliminazione di Irma Pillot, accusata dagli antifascisti piemontesi di essere stata un Agente Speciale operante anche nel Reatino e per questo fucilata. In realtà, tale accusa era falsa. La giovane Pillot non era un Agente Speciale, ma solo una vittima dell’odio politico.
Rimangono “sotto osservazione”, mancando dati appropriati, due caduti non meglio precisati, come Titino Bartolomei e Felice Panitti.
Con i nuovi dati, i caduti reatini per la Repubblica Sociale Italiana regolarmente censiti salgono all’importante cifra di 79. Ovviamente si tratta di un numero che si riferisce solo al minimo documentabile, con dati ancora da verificare, correggere ed integrare, ma che ci dà un quadro dell’adesione alla RSI imponente, sul quale vale una giusta riflessione libera dall’odio dei “gendarmi della memoria”. Perché il loro sacrificio possa aprire finalmente le porte ad una definitiva pacificazione nazionale.
(Claudio Cantelmo)