di Renzo Giorgetti
La costruzione dell’edificio poi divenuto sede del Preventorio per malattie respiratorie di Fara Sabina, gestito dalla Croce Rossa Italiana, avvenne tra la fine del XIX secolo ed il Novecento.
Ne viene attribuita la costruzione all’imprenditore svizzero Emilio Maraini (1853-1916), che nei primi decenni del Novecento era vice-presidente della Croce Rossa Italiana. [Gazzetta Svizzera n.4, aprile 2015]
L’edificio infatti sorse come villa Maraini sopra un ex convento francescano del XVI secolo.
Il preventorio venne poi aperto dalla Croce Rossa Italiana intorno all’anno 1932 ed era intitolato ad “Emilio Maraini”, in memoria dell’imprenditore svizzero donatore del fabbricato.
L’edificio venne inaugurato ufficialmente come preventorio nel 1933 dalla Regina Elena di Savoia (1873-1952), come attesta un filmato dell’Istituto Luce di tale anno, oggi conservato nell’archivio storico dell’Istituto a Cinecittà.
Fu intitolato successivamente a Jolanda di Savoia in onore della figlia della Regina Elena.
Faceva parte del complesso edilizio una chiesa dotata di un elegante campanile, la cui estremità conteneva tre quadranti di un pubblico orologio.
I dischi orari sono ben visibili in alcune cartoline d’epoca.
Una cartolina illustrata del 1933, che ha il titolo: “Esercitazioni di ginnastica respiratoria alla presenza di S.M. la Regina Imperatrice”, mostra tre quadranti ognuno dei quali ha 12 cifre romane indicate da due lancette di lamiera.
Altra cartolina dell’anno 1940, che si intitola invece: “Piazzale antistante al Preventorio maschile”, evidenzia ancora i tre quadranti dell’orologio con le stesse caratteristiche dell’altra.
Una cartolina particolarmente dettagliata, presente nel sito del F.A.I. “I luoghi del cuore”, dedicato all’ex preventorio, presenta i quadranti dell’orologio con 12 cifre romane in ghisa applicati sul disco orario dove si riesce a leggere perfino il nome della fabbrica fornitrice: “Spaccatrosi-Roma”.
La ditta Spaccatrosi, gestita da D.Spaccatrosi e Benedetti con sede a Roma, piazza Sallustio 22, fu dunque la fornitrice del meccanismo realizzato intorno al 1932.
La ditta sopra citata è la stessa che nel 1938 aveva costruito l’orologio pubblico di Montecelio, di cui ho parlato nella rivista Sabina Magazine del 26 febbraio 2017.
Intorno al 1967 il complesso venne trasformato in colonia e poi abbandonato. Più volte il Comune di Fara ha tentato di acquisire la proprietà dell’edificio fatiscente per poterlo ristrutturare, anche come struttura alberghiera, ma le richieste inoltrate al Demanio, a cui il fabbricato fa carico, non hanno avuto esito.
Foto recenti della struttura mostrano il degrado e l’abbandono che lo caratterizza ed evidenziano che anche il campanile ha subìto danni notevoli.
I dischi di cristallo dei quadranti sono assai devastati e le ghiere di ghisa con le 12 cifre romane risultano deformate.
Tuttavia una foto scattata da Fabrizio Mei per il sito del F.A.I. sopra indicato, rivela inaspettatamente la presenza di un congegno meccanico nel vano del campanile, mostrando uno dei quadranti di cristallo, rotto al centro, che inquadra il Monte Soratte.
Anche il vecchio orologio, che ha scandito le ore per tanti bambini in cura e per le loro infermiere, fa ormai parte de “I luoghi del cuore.”