E’ stata data ampia diffusione, ad un convegno e sulla stampa, di un sondaggio elettorale, il cui committente sarebbe Giosuè Calabrese. Non conosciamo le domande fatte, quando sono state fatte, e se i risultati siano riparametrati alla notorietà dei candidati al momento del sondaggio. Per questo, da chi si candida alla cosa pubblica, ci aspettiamo prima di tutto il rispetto della legge e quindi chiediamo la immediata pubblicazione dei dati su www.sondaggipoliticoelettorali.it.
Al di là di questo, e facendo credito al sondaggio – in contrasto con la recente tendenza mondiale di inaffidabilità dello strumento – parrebbe che Calabresevincerebbe al ballottaggio con Petrangeli o Cicchetti, ma perderebbe con Rando.
La mia lettura di questi semplici dati è che Calabrese sia considerato, dagli elettori con animo di destra come “meno peggio” di Petrangeli, e da quelli con animo di sinistra come “meno peggio” di Cicchetti.
Ma nel momento in cui Calabrese, che si fa forte per la sua candidatura della sua esperienza di vent’anni prima in Provincia, si confronta con una candidata di cui non si conoscono idee, storia, esperienze, ma nemmeno voce ed altezza, allora Calabrese perde!
Questa è la dimostrazione che la soluzione per la politica reatina non può venire da una candidatura politicista e personalistica, giocata su una terza contrapposizione di centro incuneata in quella tra destra e sinistra.
Dico “personalistica” perché il sondaggio è stato fatto quando Calabrese non aveva ancora espresso (e non esprimeva da anni, forse decenni) una opinione politica o un progetto di città, cosa che ha ripreso a fare ieri l’altro.
I cittadini di Rieti lo avrebbero scelto quindi solo perché più simpatico o come “possibile” male minore, se costretti ad una scelta partitica tra destra, centro e sinistra.
Questo svela che gli elettori non hanno anelli al naso e non leggono Calabrese come una candidatura “civica” come gli piace definirsi (piacere del resto comune a Petrangeli e Cicchetti); tanto da preferirgli una (la Rando) che civica certo non è (nascendo intorno ad un simbolo nazionale e solo intorno a quello) ma almeno dice ai politici di vent’anni prima di fare un passo indietro.
Una lettura fredda avrebbe dovuto far capire questo al committente. E invece la lettura è stata che, siccome si soccomberebbe solo con il 5 Stelle, allora tiriamo fuori un po’ di facile demagogia (dimezzare le indennità): si segue l’antipolitica sia nel metodo (prendere posizioni a seconda dei sondaggi) sia nel merito.
Non è questa, la “civicità” di cui ha bisogno Rieti. Come non ha bisogno di “avversari”, ma di “competitori”; perché a Luglio la città dovrà essere di tutti.
E a questo proposito un’altra considerazione viene dalla bizzarra iniziativa dell’ultimo a candidarsi (Calabrese stesso), nel proporre anche uno scenario privo del primo a candidarsi (Paolo Fosso). A parte la inattendibilità del dato specifico di Paolo Fosso, probabilmente “sconosciuto” ai sondati, ne emerge che chi conosceva Fosso e, apprezzando il suo messaggio civico, lo sceglieva, non trova una “subordinata”, cioè un candidato “un po’ meno civico” da scegliere, e così distribuisce obtorto collo il voto chi di qua, chi di là.
Marco Giordani