di Renzo Giorgetti
L’orologio si trova sul campanile della chiesa di S.Giovanni Evagelista. Un sito internet, curato dalla professoressa Maria Sperandio, indica che il primo orologio del campanile fu collocato nel 1575. Nel 1777 l’orologio fu sostituito con una nuova macchina oraria che costò 250 scudi. Il congegno era opera dell’orologiaro romano G.Franchi. Evidentemente la professoressa Sperandio ha eseguito ricerche di archivio per poter individuare l’autore. Potrebbe trattarsi di Giovanni Franchi che nel 1771 riparò l’orologio di S.Maria in Aracoeli in Roma e si impegnò alla sua manutenzione, dopo essere stato nominato orologiaio del “Popolo Romano”. Oppure potrebbe essere Giovacchino Franchi che nel 1781 ottenne anch’esso la patente di orologiaio del “Popolo Romano” e che curava anch’esso la manutenzione dell’orologio di S.Maria Aracoeli. La notizia era stata già citata in un articolo scritto da don Celestino Piccolini nel 1927, riferendosi ad una antica colonna utilizzata nel 1777 per contrappeso dell’orologio pubblico della chiesa di S.Giovanni: «Delle colonne, una scanalata è posta come scansaruote all’angolo dell’Oratorio del Gonfalone, costruito nel 1777, mentre altro pezzo di essa fu lanciato sul campanile di S.Giovannni come peso dell’orologio costruito nello stesso anno» Dell’orologio ne aveva parlato anche Francesco Cerasoli nel 1890. Dopo aver sperato invano che l’orologio del 1777 fosse ancora conservato nel campanile, in seguito all’esame di alcune foto del meccanismo attualmente in funzione, ho preso atto che quest’ultimo è assai più moderno. Orologio attuale: Nel 1938 l’antico orologio settecentesco fu sostituito da un nuovo congegno meccanico prodotto dalla officina di precisione e fabbrica di grossa orologeria da torre “Spaccatrosi e Benedetti”, con sede in piazza Sallustio 22 a Roma. Essi erano successori della ditta Rosati e Figli di Roma attiva dal 1872. [vedasi la cartolina pubblicitaria riprodotta] La cartolina, sul retro porta la firma di Spaccatrosi Danilo o Damiano (il nome non è chiaramente decifrabile). L’orologio di Montecelio, comunque reca un’ iscrizione sopra il quadrantino di regolazione con il solo cognome di uno dei soci: “D. SPACCATROSI – Roma 1938- XVI”. Ovviamente il numero romano XVI si riferisce all’Era Fascista, corrispondente al 1938. La ditta era fornitrice del Comune di Roma. L’orologio di Montecelio è costituito da un telaio di formato orizzontale, composto da barre di ferro, con una piccola torretta rialzata al centro. Vi sono due treni di ruote in ottone. Due cilindri in ferro su cui scorrono cavi metallici che sorreggono contrappesi composti da anelli di ghisa sovrapposti. La ricarica dei pesi è a manovella. Sono stati poi applicati due motorini elettrici laterali per una maggiore comodità che agiscono mediante due eccentrici. Lo scappamento è ad àncora con ruota cicloide in ottone. Asta del pendolo in legno e lente di ghisa. La suoneria, mossa da lunghe barre di ferro collegate alla ruota partitora, aziona due leve collegate ad altrettante campane. La ventola della suoneria è composta da due alette di lamiera. Sul davanti della torretta un quadrantino di regolazione in ottone con 12 cifre romane incise. Trattasi in conclusione di un meccanismo di fattura accurata, seppure prodotto in un periodo storico ormai lontano dalle opere artigianali. Le foto sono state eseguite dal signor Dario Derosa. Francesco CERASOLI, Ricerche storiche intorno al Comune di Montecelio: già Monticelli presso Tivoli, Bencini 1890, p.52. Celestino PICCOLINI, Gli scavi della Basilica di S.Vincenzo in Territorio di Montecelio, in “Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e Arte”, VII (1927), n.1, p.16. Pietro ROMANO,Orologi di Roma, Anonima Romana Stampa, Roma 1944, p.29.