Un frate di Tarano suonatore di cornetto nella cattedrale di Orvieto

cornettistadi Renzo Giorgetti

 Un importante volume pubblicato nel 1990 offre lo spunto per delineare un curioso ritratto del religioso frate  Domenico di Tarano.

Si tratta del libro scritto da B.Brumana e G.Ciliberti intitolato “Orvieto una Cattedrale e la sua musica (1450-1610).”

Fra Domenico apparteneva all’ordine dei minori conventuali e viveva nel convento di S.Francesco ad Orvieto.

Svolgeva incarico di suonatore di cornetto nella Cappella Musicale della cattedrale di Orvieto ed aveva dovuto imparare anche il contrappunto, come si evince da una sua supplica che vedremo in seguito.

Il cornetto rinascimentale era di foggia simile al flauto ed aveva un suono caratteristico, capace di poter imitare la voce umana. [vedasi foto].

Veniva quindi usato nelle cappelle musicali delle grandi cattedrali italiane, per affiancare i cantori e l’organo.

Nella cattedrale di Orvieto, prima di lui, l’incarico di suonatore di cornetto era svolto da prete Girolamo di Golino Fabro, che risulta presente in tale ruolo sino dal 1545.

Una memoria del 9 settembre 1569 indica l’inizio dell’incarico per frate Domenico:

 

 

“Memoria che a dì detto fu condotto fra Domenicho de Tarano de l’ordine conventuale de San Francesco a sonar la cornetta in la capella de Santa Maria con provesione de scudo uno de oro il mese, per uno anno prossimo da venire”.

 

Nel 1571 il religioso inoltrò una supplica ai responsabili dell’Opera del Duomo al fine di farsi aumentare lo stipendio, che era insufficiente alle sue necessità, con varie argomentazioni:

 

“L’humile et devoto oratore delle signorie vostre magnifiche, fra Domenico da Tarano, cornetta in Santa Maria, supplica humilmente si degnino non per suo merito, ma per loro infinita cortesia, accrescergli quella giusta provisione che meritano le sue fatighe, atteso che dello scudo che gli vien dato di provisione al mese,ne riceve il convento giulij quattro, quello poi che gl’avanza non gli basta per vitto et vestito, et si come fin hora non ha hauto riguardo nè a faticha nè a spesa per ornamento del culto divino imparar di contrapunto, cossì anco facendoli questa elemosina si forzarà venire a magiore perfectione et pregarà Iddio per la felicità et esaltatione loro”.

 

La richiesta ebbe esito positivo e il salario mensile fu aumentato a 15 giuli.

L’incarico di frate Domenico all’interno della Cappella Musicale fu mantenuto fino al 1573, quando risulta ancora registrato il pagamento del suo salario.

In seguito non vi è più traccia di lui nei registri amministrativi o deliberativi.

Alla fine della breve ricerca sorge spontanea una riflessione circa le condizioni di ristrettezza economica evidenziate dal religioso, che pure aveva anche un incarico musicale abbastanza importante. Fa venire in mente la precaria situazione degli addetti al settore artistico-musicale dei nostri tempi e quindi mostra una serie di analogie tra passato e presente.

 

 

 

Author: redazione