La cetra e la penna: ultima fatica letteraria di Marco Testi

NON SONO SOLO CANZONETTE

La cetra e la penna di Marco Testi: una profonda analisi dei rapporti -strettissimi- tra letteratura e canzone d’autore

 

 

Franca Eletti

 

La cetra e la penna, ultima fatica letteraria che Marco Testi sta presentando al pubblico nel suo tour, (sarà a Farfa il 16 novembre nella sala convegni della biblioteca abbaziale) accompagnato spesso da musicisti che non riescono a sottrarsi alla tentazione di suonare alcune delle tante canzoni che l’autore presenta nel suo volume.

Il libro è un viaggio nella musica, nella letteratura, nella religione, anche e soprattutto dove non ti aspetteresti, come l’hard rock, e da docente universitario comparatista quale è, non poteva essere diversamente.

La sua analisi parte dall’anno mille dopo Cristo e arriva alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, dalla Bibbia alla poetica dei trovatori a Prevert, Brel, Proust, Rimbaud, Brassens e Pavese, passando per Dylan, Baez, i Rolling Stones, De Gregori, Battisti e tanti altri che hanno fatto la storia musicale di quegli anni.

Vengono affrontati vari aspetti della vita che quasi con un ritmo ciclico hanno colpito generazioni di giovani nel corso dei secoli: uno di questi è il tema del viaggio come fuga da se stessi, ricerca di un oltre sempre desiderato e mai trovato. Un filo invisibile che unisce il mito, la letteratura, il teatro: basti pensare ad Ulisse Dante, Orfeo che vengono ripresi da autori lontanissimi tra loro per epoca storica ma anche geografica, pensiamo a Rimbaud, ma anche Dylan , De Gregori, Dalla .

Un altro tema affrontato, e non ultimo, è quello della società e della politica: la non accettazione delle gabbie sociali, la morale borghese che tarpa le ali e come l’Albatros di Baudelaire e ci fa sentire inadeguati, la voglia di ribellione ma anche di rassegnazione e rinuncia alla vita, la fuga (ancora il viaggio) negli acidi e nelle sostanze o il suicidio (L. Tenco). L’inganno delle luci e dei lustrini della TV e delle magnifiche sorti del progresso che invece lascia ai margini abbandonati a se stessi quelli non ce la fanno.

Non sfugge neanche la critica ai nostri traduttori, soprattutto negli anni ’60, di canzoni di autori americani e inglesi che vengono ridotte a mere canzonette d’amore. Ma si parla anche di solitudine e di follia e i riferimenti alla grande poesia del passato non mancano.

Il libro di Marco Testi è veramente imperdibile per gli amanti della musica degli anni ‘60/70 perché ci fornisce spunti di riflessione notevole mettendo in evidenza come i cantautori italiani e stranieri non scrivano i loro testi solo sull’ispirazione del momento ma come la creazione sia frutto di uno studio approfondito della letteratura che li ha preceduti e di come nelle loro canzoni se ne sentano gli echi.

Fa bene quindi l’autore ad ammonire scherzosamente Bennato parafrasando una sua celebre canzone:  “Non sono solo canzonette”

 

 

Author: redazione