Nanni Cagnone e il “Popolo delle cose”

di Lorena Paris
 
 
Nanni Cagnone, illustre esponente della cultura italiana, ha scelto da tanti anni di vivere nella Tuscia e precisamente a Bomarzo. 
Artista poliedrico, è Poeta, scrittore, saggista, traduttore, giornalista, musicista. Ho già avuto il piacere di scriverne sulle pagine di Sabina Magazine e per buona nota, segnalo il link con l’articolo della presentazione del suo ultimo e notevole libro di poesie “Come colui che teme e chiama” (Giometti & Antonello, 2023), nel quale leggere, tra altro, alcune mie considerazioni sulla sua poetica.  
 
 
Per questo nuovo appuntamento,  vorrei proporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori 
le sue parole inserite nella pubblicazione ” Il popolo delle cose” (1999, Jaca book). 
 
 
 
“T’ incantano le strade /
 
che si girano, che sciupano /
 
la prospettiva, le rime /
 
stravaganti e l’asfalto /
 
che non segue la luna, /
 
il funicolo torto che spinge /
 
verso carezze barocche. /
 
Nessuno accanto a nessuno.”  
 
 
 
La poesia elegante e intensa colpisce  l’ immaginazione e tocca le corde della suggestione di chi “percorre le strade” tortuose della ricerca interiore verso profonde  consapevolezze. Un cammino reale e metaforico insieme , viene raccontato dal poeta che attraverso i passi mette in stretto contatto il corpo e la terra ( l’asfalto, scrive, come a dare attenzione al nostro tempo). Il legame naturale, con il passato e con l’attimo dell’oggi, prende vita. Il futuro sembra appannato da una luna che (volutamente?) non viene seguita; i concetti “realtà e sogno” si fanno evanescenti nei versi che accompagnano il percorso dentro la bellezza. L ‘incanto delle strade che dispiegano la meraviglia delle prospettive e delle architetture si fonde con le parole, con “le rime”, per diventare unica preziosa visione vitale. Questo  testo regala immagini veloci, che scandiscono il tempo del cammino che affranca dalle complicazioni e si spinge sinuoso verso il “Barocco carezzevole”, (bella la metafora del “funicolo torto” ) . La direzione è quella verso i luoghi e soprattutto verso i sentimenti di bellezza e piacere e del piacere da scoprire dentro la bellezza. Ritrovo in questa composizione un aspetto spesso presente nella poetica di Cagnone e nelle sue parole scelte e perfette che egli rende sonore grazie ai suoi “artifizi del poetare”. Parole che si spargono come in eterno movimento, un viaggio del sentire e dell’agire, un incontro con la sorgente della poesia come linfa inesauribile, che avvicina a sé sia l’appassionato, sia il neofita. La personalità del poeta è fusa con le sue parole, che toccano profondamente gli incantesimi 
dell’ osservazione, dell’ intima narrazione. 
Nella linearità del verso finale e nella sua efficacia, si appalesa la considerazione lapidaria sulla difficoltà di comunicazione, sulla realtà del vivere, sulla solitudine ineludibile che accompagna l’esistenza. 
 
 

Author: redazione