Il Pronto Soccorso è al collasso, ma ASL e politica parlano di biciclette
Fabio Andreola, Nome Officina Politica
Durante la campagna elettorale che ha preceduto le recenti elezioni amministrative di Rieti, tutti i partiti – chi con maggiore, chi con minore veemenza – hanno denunciato le gravi inefficienze del nostro ospedale e le conseguenti ulteriori sofferenze inflitte ai malati e ai loro familiari.
È di qualche settimana fa la notizia della costituzione di una fantomatica commissione sanità, voluta da alcuni partiti dell’opposizione, che dovrebbe coadiuvare il sindaco (massima autorità sanitaria) in una attività di controllo dell’operato della ASL.
Fantomatica, perché nonostante gli spunti quasi quotidiani offerti dalla nostra ASL, questa commissione non sta facendo nulla, al pari del sindaco. Se non sta facendo nulla perché non ancora costituita, sarebbe opportuno che facessero qualcosa gli ideatori. L’ennesimo episodio riportato dalle cronache è passato completamente in sordina nella totale indifferenza della politica: un paziente oncologico, dopo ore di inutile attesa al pronto soccorso del De’ Lellis, viene trasferito dai familiari al pronto soccorso dell’ospedale di Terni, dove in brevissimo tempo viene vistato, curato e rimandato a casa. Questo caso scandaloso è purtroppo l’ultimo di una lunga serie che perdura da anni.
La Regione Lazio non interviene, forse perché complice, o forse perché non sollecitata dalla politica locale e abbagliata da iniziative propagandistiche messe in atto ad arte dalla dirigenza della ASL. La più clamorosa di queste iniziative è la più recente: la scoperta della bicicletta, che viene data in dotazione del servizio domiciliare, per inquinare meno e per raggiungere più agevolmente i vicoli del centro. Con tanto di consueto servizio televisivo sulla RAI, in cui audaci infermieri con caschetto in testa e anziani pazienti testimoniano entusiasti l’efficiente innovazione messa in atto dalla nostra ASL. Che i problemi della ASL siano di ben altra natura e che le biciclette siano solo una cortina fumogena è purtroppo sotto gli occhi di tutti. Tra l’altro, Rieti non è una città ciclabile: nel centro, via Roma e via Cintia sono a rischio infarto, nella periferia le poche piste per biciclette in costruzione sono a rischio incidente, come ad esempio quella in via Palmiro Togliatti. L’unica bella ciclovia (al netto della pessima manutenzione) è quella della piana, fuori dal centro abitato: ottima per le famiglie, inutile per gli infermieri domiciliari della ASL.
Tanto è vero che il progetto di bike sharing, voluto dal sindaco Petrangeli, fallì miseramente (non solo, ma anche e soprattutto, per questi motivi) e la giunta attuale vuole ora (con cinque anni di ritardo, visto che il sindaco in carica era prima vicesindaco) dismettere le colonnine e le biciclette che giacciono, in gran parte sfasciate, da qualche parte. L’opposizione non ha tardato un minuto a reagire contro questa decisione: prontissima a levare gli scudi a difesa delle biciclette, ma non dei pazienti bisognosi di cure.