Presentata la position paper sulla pandemia Sars-Cov-2 pediatrica

 

di Maria Grazia Di Mario

Anche se la mortalità è inferiore a quella degli adulti (al di sotto dello 0,5% contro il 14 % della popolazione generale) il COVID 19 non è da sottovalutare in età pediatrica e va meglio monitorato, curato e prevenuto. Della necessità di una ottimizzazione sulla peculiarità medica nei bambini ed adolescenti si è parlato nel corso di una conferenza stampa organizzata da AOPI per presentare la Position paper sulla pandemia da SARS-Cov-2 e specificità pediatrica, presente il sottosegretario Sandra Zampa. In una fase in cui non si sa ancora in quale misura il virus abbia impattato e stia impattando sulla salute dei più piccoli, anche a causa della difficoltà di una tracciatura (ad oggi si riesce a registrare meno del 3% dei casi, ma potrebbero essere molti di più), la necessità è che “questo pezzo di storia venga valorizzato” e che in ogni situazione si tenga conto della specifiche caratteristiche mediche. Il position paper è il frutto dello straordinario impegno quotidiano di tanti operatori sanitari che operano nei 16 ospedali pediatrici italiani rappresentati dall’AOPI  e può diventare un valido strumento di conoscenza al fine di individuare idonee risposte di sistema, così come ha evidenziato il dottor Paolo Petralia (presidente di AOPI e direttore generale dell’ospedale Gaslini di Genova).

“Dal paper viene fuori che dobbiamo fare di più – ha spiegato il presidente –  Parlare di un bambino e di un adulto fa la differenza, sia in ambito curativo che nella gestione del paziente. Vanno migliorati l’innovazione, attraverso la telemedicina, i percorsi interni e le cure sia ospedaliere che domiciliari. La nostra rete AOPI nasce con queste finalità di supporto, oltre ad essere l’unica esistente all’interno dei Paesi europei”.

Dalle  narrazioni del personale sanitario viene fuori un quadro realistico sull’ospedalizzazione pediatrica durante la pandemia,  un vademecum che individua bene i punti deboli e nel quale si avanzano delle proposte specifiche: dal mantenere in funzione i percorsi dedicati ai pazienti “possibili Covid-19” per garantire l’assenza di circolazione intraospedaliera del contagio, alla identificazione e stabilizzazione di un triage specifico, ad una rimodulazione rapida della gestione in base all’andamento epidemiologico che valuti sempre le differenze tra adulti e bambini, al miglioramento delle competenze sulla parte intensiva, al potenziamento della rete territoriale attraverso la telemedicina ed una idonea teleassistenza per le famiglie che preveda il coinvolgimento dei pediatri e dei medici di base, ad una individuazione dei criteri e modalità di permanenza in ospedale per piccoli e genitori, anche perché il bambino non può essere lasciato solo. Una utile mappatura in un momento in cui, con la riapertura delle scuole, i rischi di contagio sono in evidente aumento. Nella pubblicazione si parla anche di implementazione di forme organizzative (come ad esempio le Aggregazioni Funzionali Territoriali e le Case della salute) in grado, attraverso l’attivazione di equipe mediche, di gestire le richieste di aiuto, evitando un inappropriato ricorso al pronto soccorso e al ricovero ospedaliero e inoltre dell’importanza di avviare interventi psicosociali per promuovere la resilienza e ridurre l’angoscia dei più piccoli, facilitando la ricerca di strategie di coping adattive finalizzate a contrastare e diminuire la successiva probabilità di insorgenza di manifestazioni comportamentali, emotive e cognitive a deriva psicopatologica.

Da Sandra Zampa è venuto anche un appello forte alle famiglie: “Fate il vaccino antinfluenzale ai vostri bambini e non solo perché si vogliono evitare ingolfamenti al pronto soccorso, i sintomi del covid 19 sono molto simili quelli degli adulti, non sono da sottovalutare!”.

Nel corso dell’incontro sono stati comunicati i dati relativi alle caratteristiche del Covid in ambito pediatrico e adolescenziale:

  • l’età pediatrica (fascia di età 0-18 anni) rappresenta una piccola proporzione del totale dei casi accertati: al 14 luglio 2020 circa il 2.2% (5.318 casi su 243.316 casi totali). Di questa popolazione, il 12.4% ha un’età inferiore o uguale ad 1 anno, il 18.5% ha un’età compresa tra 2 e 6 anni e il 69.0% tra 7 e 17 anni
  • i dati preliminari provenienti dallo studio italiano di sieroprevalenza condotto dall’ISTAT mostrano, al 28 luglio 2020, 6.887 casi di pazienti pediatrici postivi per SARS-CoV-2 (2,8% di tutti i postivi); nei bambini di età compresa fra 0 e 5 anni la sieroprevalenza è inferiore (1,3%)
  • l’età media dei pazienti Covid-19 in età pediatrica, secondo uno studio europeo, è pari a 5 anni (dati di aprile), mentre uno studio italiano (febbraio-maggio) riporta un’età media pari a 11 anni, probabilmente in relazione alla maggior percentuale dei casi registrati nella fascia di età adolescenziale nel nostro Paese
  • la maggior parte dei bambini affetti da Covid-19 (circa il 75%) non presenta comorbidità
  • il tasso di ricovero ospedaliero nei bambini risulta elevato (circa il 65%), sebbene un recente studio italiano riporti tassi molto inferiori (13.3%). Il rischio di ospedalizzazione è inversamente proporzionale all’età: i bambini di età inferiore a 12 mesi sono a maggior rischio (36%) rispetto ai bambini di età maggiore (<13%). Il rischio di ricovero in Terapia Intensiva è maggiore nella coorte 2-6 anni
  • tutti gli studi finora condotti sulla popolazione pediatrica affetta da Covid-19 hanno dimostrato che la malattia si presenta più frequentemente in maniera asintomatica o paucisintomatica rispetto agli adulti ed alla popolazione anziana (rispettivamente circa 63% vs 44% e 27%), con rare complicanze ed esito favorevole
  • nei pazienti sintomatici, la febbre risulta essere la manifestazione clinica più comune, seguita da segni o sintomi di coinvolgimento dell’apparato respiratorio (tosse, rinite, difficoltà respiratoria)
  • la mortalità in età pediatrica è bassa, inferiore allo 0.5%, comparata al 14% circa della popolazione generale.

 

Dati comunque da rivedere ed aggiornare dal momento che il coronavirus (così come evidenziato dai relatori) è stato messo in ombra nel campo della peculiarità pediatrica e se è vero che i 2/3 sembrano essere asintomatici  e la mortalità è bassa, bambini ed adolescenti intanto ne diventano ottimi diffusori, inoltre  la malattia, si sviluppandosi in forma più grave, non è mai banale. Il virus fa il suo ingresso a prescindere dalle età nel corpo, individuandone i punti deboli.

Author: redazione